martedì 25 gennaio 2011

Vallanzasca- Gli Angeli del Male: il film...ed è subito polemica! Parte I.



Vallanzasca- Gli Angeli del Male, un film scomodo, presentato fuori concorso alla scorsa 67.ma Mostra del Cinema di Venezia e uscito nelle sale il 21 gennaio, divide l'Italia.

La storia di Vallanzasca e della banda della Comasina, basata sull'autobiografia del “Bel René”, narra fatti troppo recenti, perché possa ricevere il plauso generale.

A chi si ferma all'aspetto dello "scandalo", diciamo, che potrebbe perdere l'occasione di vedere un film che segna la rinascita del cinema italiano, che invece si dimostra generalmente statico a narrare plot di intrighi familiari.

La trama che narra i crimini perpetrati dalla banda negli anni '70, il terrore di Milano, utilizza i fatti per andare ben oltre...


Il criminale Vallanzasca, qui interpretato in maniera convincente da un ambiguo e a tratti naiv Kim Rossi Stuart, é indagato dal punto di vista dell'uomo, che dialoga con se stesso e che diviso tra bene e male, sceglie deliberatamente di farsi catturare dal lato oscuro.

In una battuta del film, egli afferma “...avrei potuto scegliere di fare altro” e qui sta il lato della premeditazione inaccettabile ai più.
Il nichilismo di Vallanzasca, in una sorta di ascesa criminale, vittoria della sua rivolta adolescenziale, cade beffato dal destino.

I fatti scorrono quasi in secondo piano dietro la figura dominante del capo-banda, fallibile, che pare cercare la sconfitta, misurando i propri limiti e testare il suo punto di arresto: egli appare al di fuori della cronaca nera, diventa stereotipo dell'umano che si lascia tentare dalla negatività, quasi personaggio dostoevskijano, alla ricerca della propria individualità, mantenendo dei lati di ferrea “etica criminale”:l'infamia mai, sì alla protezione degli affetti, no all'uccidere senza senso (almeno nei propositi).

Film che diverge da quella che é la vera figura del Vallanzasca italiano?
Puo' essere, ma é un film e come tale deve essere valutato. Non si propone, infatti, come documento storiografico e pertanto non deve essere accusato di non essere aderente ai fatti di cronaca, né portare all'emulazione. Restare una storia, quasi letteraria, un'interessante indagine del dark-side di ognuno di noi, intitolata: “di che cosa é capace un uomo? Fino a che punto puo' arrivare”?
Seguire la polemica é scordare che non é la prima volta che il cinema ci offre "eroi negativi".
Vogliamo ricordare “Il Padrino” o “Carlito's way”?

Non é soltanto la categoria della morale a fare la grandezza di un film fortunatamente.

Pensiamo al ritmo sostenuto e alla fotografia d'impatto, che non cade mai in scene splatter.
I dialoghi? Diretti, immediati e forti.
La regia di Michele Placido, che non ha lasciato niente al caso, dimostra di aver maturato le tecniche del nuovo cinema americano di certi Scorsese e Coppola.

Il lato estetico é preponderante: spicca la sapiente cura dei costumi di Roberto Chiocchi e della scenografia di Tonino Zera, parti integranti della narrazione, non solo per necessità di contestualizzazione temporale della storia trascorsa negli anni '70 italiani, ma miranti ad enfatizzare i lati psicologici, le scelte e i momenti di emotività dei vari personaggi.

Finalmente un film italiano, completo e con la stoffa di un vero action movie: da vedere!

Nessun commento: