martedì 23 novembre 2010

Intervista Dadaistica a Arihiro Miyake. Un concept generato dalle leggi della fisica: che divengono “pure impression”?


Design che si arricchisce di esperienze internazionali e diventa mix culturale, tra due paesi così lontani, come il Giappone e la Finlandia.


Arihiro Miyake, designer giapponese, che attualmente lavora e risiede a Helsinky, si presta ad un’intervista-gioco che ci svela il concept che sta dietro al suo lavoro.

Disponibile, nonostante i molteplici impegni che lo vedono protagonista, dalla collaborazione con Moooi, la progettazione di interni per shop finlandesi in Japan e furniture giapponesi in strutture finlandesi, alla cattedra di insegnante all’Università of Art and Design di Helsinky come Interior Architect of Japan Finland Design Association, rivela uno spiccato senso dell’ironia, lasciandosi trascinare all’interno di un’intervista “dadaista”, in cui parole apparentemente in libertà, aprono mondi concettuali inaspettati.


Gli chiedo sin da subito, che cosa stia dietro un’estetica che ama la sintesi e conduce al minimalismo della forma. Opere che lasciano sempre un largo respiro, che dimostrano una profonda valutazione delle leggi fisiche, di equilibrio tra pieni e vuoti e dove la linea che divide, rappresenta comunque un “tramite tra” due luoghi, sia che essa, come in Fort (sistema di partizione acustico) disegni un separé fisico tra gli spazi, sia che rappresenti la linea metallica e tubolare che costituisce la poltrona String (dove i vuoti tra le stringhe evocano il passaggio dell’aria , lasciando che il riempimento di colore sia dato dallo sfondo della stanza, in cui la poltrona è collocata).
Sorridendo, arriviamo a questo acronimo: A.S.A. x WHY= 3 ragioni che spiegano il perché delle creazioni.
Non si tratta naturalmente di un’unità di misura, ma sintetizza tre fondamentali caratteristiche intorno a cui la ricerca di Miyake si sviluppa.

Lasciamoci andare allora a questo gioco:
A. come AL DENTE

Il design diventa tale quando il disegno è terminato in un attimo che definisce la completezza della sua progettazione, senza niente di meno, né niente in aggiunta.
Il parallelismo culinario é con la pasta della cucina italiana che deve essere servita cotta al punto giusto e che finisce il suo iter in tavola.
Così le opere di design, secondo Arihiro, si completano con l’utilizzo che ne fa il fruitore finale, che ne costituisce il come e il dove del suo utilizzo.
Una sorta di Playfullness, dove il giocattolo non è tale solo in quanto oggetto/gadget, ma esite soprattutto perché ci si diverte con esso.
La cucina italiana, sostiene, somiglia a quella giapponese perché entrambe le tradizioni prestano molta attenzione alla qualità degli ingredienti, genuini, freschi e miscelati con cura al fine di far percepire i singoli sapori. Freschezza che si fa portavoce di una volontà di “Mordere la vita”, se è vero che l’uomo è ciò che mangia (Feuerbach). Questo dovrebbe riuscire a trovare la sua dimensione anche nel design.

S. come SERENDIPITY

Walpole è il responsabile del concetto a cui Arihiro fa riferimento.
Si tratta del talento di “scoprire” qualcosa di importante valore accidentalmente, mentre si sta effettuando una ricerca che guarda altro. L’intuitività di legare fatti apparentemente ininfluenti, che conducono, invece, al fondamento di una nuova scoperta.
Il ns. designer ci spiega come sia importante cercare di mantenere la mente libera da strutture, che potrebbero facilmente accecare l’intuito e quindi irrigidire l’intelletto.
Spesso una sorta di brain storming interiore libero dalle categorie del giudizio e della cultura, permette di librare la fantasia e di evocare momenti che da semplici episodi ricordati, divengono fonte di nuove esperienze progettuali.

E’ il caso della progettazione di FORT, un pannello/parete divisorio per ufficio.
Arihiro ci dice: "inizialmente schizzi su schizzi, ma nessuno di questi riusciva ad accontentarmi…poche settimane prima ero stato a visitare una fabbrica di materiale PET riciclato, eco-compatibile, utilizzato principalmente per la fabbricazione di pannelli insonorizzanti per le automobili…pensando, mi trovai ad osservare un pacchetto di caramelle PEZ sul mio tavolo di lavoro. Si trattava di una piccola stecca di mattoncini bianchi, che divoravo quando ero piccolo ed avevo trovato pochi giorni prima in un supermercato della zona. Nell’aprire la confezione le caramelle rotolarono sul tavolo da disegno e cominciai a giocarci come a creare delle forme. Il pensiero andava alla mia infanzia, ai giochi, alla pesca ed alla spensieratezza che quell’immagine mi evocava. Ad un tratto tornai al sistema divisorio ed ebbi l’idea di costruirlo come una serie di mattoncini bianchi in eco-PET componibili, che potevano sì fungere da parete divisoria ed acustica per l’ufficio, ma potevano comunque essere smontati e far prendere nuova forma alla parete. In un attimo l’idea della mia infanzia mi fece giungere alla consapevolezza che era possibile costruire FORT in questo modo, facendo confluire un simbolo dell’industrializzazione della mia infanzia in un progettare aperto alla spensieratezza infantile: un progettare il futuro”

A.come A WAY TO THE FUTURE (la via verso il futuro)

Design come espressione di se stessi?
Nonostante un tocco di narcisismo faccia parte della personalità dei designer, Miyake sottolinea come quest’affermazione lo abbia stancato.
Non ci nasconde che l’ambizione risieda nel riuscire a costruire qualcosa mai fatto prima, e che faccia parte della sua ricerca.
L’estenuante ricerca va piuttosto collocata, sostiene, nella concretizzazione di un sogno, basato sui requisiti di funzionalità, sostenibilità dei materiali, usabilità e tecnologia.
Un’estetica che forgi un modo di vivere proiettato nel nostro prossimo futuro.
Sottolinea come le grandi scoperte derivino non soltanto dal progresso, ma soprattutto dalle menti capaci di concepire ante tempore GRANDI IDEE.
Per questo il design deve collocarsi come cammino verso il futuro e non arrendersi all’auto-compiacimento estetico.

Riusciamo a scorgere questi principi in alcuni dei progetti di Miyake che hanno tutti nella loro diversità un preciso “perché”:
FORT
Una parete divisoria per una nuova concezione di ufficio, dove la divisione tra le stanze direzionali e degli altri membri non debba apparire gerarchica.
Un open-space, i cui spazi sono modificabili in base ai pannelli FORT, che come prima descritto, sono dei mattoncini in PET (100% biodegradabili) componibili, tenuti insieme da semplici magneti, la cui altezza, forma e dimensione puo’ essere modificata.
Zona conferenza, sala d’attesa, studio progettuale, uffici, possono essere ricollocati all’interno dello stesso spazio a seconda delle esigenze.

BON VOYAGE
Ci conduce verso la realizzazione di un nuovo modo di lavorare, la sedia stilizzata con bracciolo/tavolo di lavoro incorporato per l’utilizzo in spazi pubblici e zone adibite a sale conferenza temporanee. Ergonomica, lascia la possibilità di utilizzare agevolmente un pc portatile a lato della seduta, mantenendo comfort ed eleganza nel design.

BALLERINA
Set di 10 lampade da terra, progettate per la realizzazione di un forno made in Helsinky in Giappone.
La loro forma, quasi una trasfigurazione umana, si costituisce di due parti essenziali cilindrico-bombate, l’una sovrapposta all’altra. Piccoli anelli bianchi luminescenti creano una sorta di mosaico di circonferenze piatte anni 30’, per rendere una luce fredda e pulita come il riverbero della neve al mattino, in contrapposizione agli interni in caldo legno colorato.

Mijake Lamp e i led per una piantana orientabile a 360°nello spazio a partire da una base poliedrica.


BUJIA
Nostalgia di candele notturne che si trasformano in un candelabro-luce di emergenza. La capacità di evocare uno stile ed un’atmosfera trascorse a basso consumo, tanto che possono essere alimentate da una batteria ricaricabile.


TRUSH IN
Un porta buste colorato che si trasforma in un porta cavi da tavolo, linea tessile e morbida che ridisegna un oggetto di utilizzo comune e dal grossolano standard industriale in un divertente soprammobile.


Per Miyake, molteplicità di idee che si concretizzano in una pluralità di utilizzi con un imperativo in testa, gettare le basi della vivibilità del FUTURO: IL TUTTO NON PUO’ CHE PARTIRE DAL SOGNO.



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