lunedì 15 novembre 2010

Designer as storyteller per le porte di vetro di Henry Glass

Il vetro come materiale di separazione conduce in un gioco di sensuali “vedo, non-vedo” per una nuova progettazione dell'abitare.
Ci troviamo a Venezia, nella città in cui la lavorazione del vetro dalla sua artigianalità si traduce in culto della raffinatezza della materia prima: Henry Glass.
Resistenza, trasparenza, eleganza e finezza sono legate ad alcuni elementi ambientali, che hanno forgiato una cultura: luce e acqua.

Gli effetti sensoriali prodotti dalle realizzazioni che utilizzano la fragilità del vetro, vetro di Murano, cristallo, lasciano spazio alla libertà dello sguardo, al sollievo del respiro e creano un'ampia gamma di soluzioni pratiche per godere dell'abitare.

Stiamo parlando di porte! Non é esplicito che un complemento di arredo, che va sotto la categoria di infissi, da sempre sinonimo di chiusura, separazione e divisione degli spazi possa collegarsi con tanta naturalezza a qualità opposte, caratteristiche del vetro.


Henry Glass ci presenta la plasticità della materia prima vetro con l'idea di separazione ideale degli spazi.
Porte che dividono zone della casa, aventi funzioni diverse, ma che non per questo debbano restare nascoste. Il lasciare ampio raggio d'azione allo sguardo, la cui prospettiva non é accorciata da chiusure drastiche, come accadrebbe con la costruzione di pareti in cartongesso o l'utilizzo di chiusure in legno, é una delle caratteristiche della progettazione dell'azienda.
La Henry Glass, infatti, offre tipologie di porte in vetro fine, che vengono modellate in base alle esigenze degli spazi e delle qualità della casa e/o ufficio, a cui sono su misura destinate, classificate in quattro tipologie fondamentali, ma comunque e sempre, porte come attraversamenti:
porte a battente
porte a ventola
scorrevoli a scomparsa
scorrevoli esterno muro.
Le rifiniture mutano a seconda dei modelli, tendenzialmente si opta per sopprimere accessori, quali cornici, stipiti o imbotti. Il tutto si svolge all'interno del perimetro, in cui verrà posta la parete-porta a tutto vetro, che come una pellicola trasparente, delinea, suadente, gli intervalli tra le stanze a livello olfattivo, sonoro e chiaramente visivo.

Le porte sono raccontate in maniere diverse dalla progettazione di firme del design, che arricchiscono attraverso decorazioni sottili la personalità delle forme del vetro.
Alessandro Mendini si presenta con Geometria della fantasia, sostiene di rielaborare forme architettoniche e del design in maniera poetica, affinché trovino nello spettatore un amico.
Labirintiche linee che creano tensioni di motivi sabbiati (bianco satinato) sovrapposti al vetro, creando vie di fuga a sottolineare o rompere il ritmo della porta.
Applicazioni di murrine per Bruno Munari, cammei vitrei colorati che schizzano la bidimensionalità delle realizzazioni donando loro profondità e omaggiando la tradizione: un tocco che ricorda l'estremo bisogno di cultura che abbiamo.
Afra e Tobia Scarpa sottolineano la ricerca formale che si nutre di commistione di colore flou alla cura della scelta del materiale, che rappresenterà al meglio il disegno. Il tutto diviso tra attenzione al mantenimento della sapiente mano operaia che esegue e la ricerca di un'immaterialità rintracciabile in Rothko, quanto in Ives Klein.
Riccardo Dalisi pensa alla porta associandola ad un filtro, un valico magico tra spazi, su cui d'obbligo diventa il divertissement dei giochi di colore lontani dalla trasparenza, tipica del vetro e ci rimandano di più al loro mutamento nel tempo, come ricordi di ferro che si tramutano in preziosismi color ruggine.
Renata Bonfanti pensa alla tessitura come elemento architettonico, trovando inseparabile la realizzazione di un arazzo, la sequenza cromatica ed il motivo, senza pensarli nel contesto: il senso tattile accompagna la trasparenza.
Emilio Tadini ed il vetro che cattura la luce per miscelarla e offrirla sotto un altro aspetto: parola al colore.
Ugo Nespolo punta all'ispirazione, data dall'arte al design e premia il gioco di mosaici irregolari e colorati che riecheggiano la lezione del Giardino dei Tarocchi di Niki De Saint-Phalle, incoraggiando la sua introduzione nelle case, kitsch versus minimale.
Porte tutto-in-vetro...porte come intermezzi ideali...porte che interpretano storie di luce.

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