venerdì 4 marzo 2011

SUSPENSE. SCULTURE SOSPESE A UN FILO.

FIRENZE – Al Centro di Cultura Contemporanea EX3 sabato 19 febbraio, si é inaugurata la mostra “SUSPENSE, sculture sospese”. (19/02-08/05)


"Era mattino presto e il un mare era calmo al largo del Guatemala, quando sopra il mio giaciglio - una corda arrotolata - vidi l'inizio di una fiammeggiante alba da una parte e la luna che pareva una moneta d'argento dall'altra."

Così appuntò Calder durante il tragitto da New York a San Francisco, ignaro ancora che la frase sarebbe divenuta la definizione delle sue opere d'arte, denominate “mobiles”.

L'esposizione curata da Lorenzo Giusti e Arabella Natalini é un'indagine intorno al concetto di “sospensione” in scultura, coprendo un arco temporale circoscrivibile tra il 2000 ed il 2010 con opere di artisti diversi per età e provenienza.

Calder, l'artista considerato il padre fondatore della scultura sospesa, fu il primo ad aprire il dibattito sull’identità di oggetti scultorei, che si ponevano in completa antitesi rispetto alle caratteristiche, generalmente considerate appartenenti alla scultura.
Fu Duchamp a dare una delle prime definizioni all’autore dei mobiles, quando ammirando un´opera astratta composta di forme piane che si univano tramite fil di ferro ne constatò la sua estrema leggerezza, tale che perfino il più debole soffio d’aria la mettesse in movimento.

Oggetti tridimensionali elevati da terra, che si pongono in aperto contrasto con l’idea di pesantezza e stabilità tipiche della materia plasmata in scultura. L’abbandono del piedistallo, pratica sviluppata nel corso delle sperimentazioni degli anni ’60-’70, in antitesi alla scelta del Brancusi di definirlo elemento intrinseco dell’opera stessa.

Tale rivoluzione condusse all’introduzione di nuovi canoni espressivi per l’oggetto scultoreo, come leggerezza, mutevolezza, instabilità, inconsistenza.

Caratteristiche che innescano una relazione inscindibile con la società attuale, i cui tratti distintivi sono rintracciabili nella sua “liquidità”, come sostiene Bauman, generatrice di disgregazioni, insicurezze, indeterminazioni.

Gli oggetti scultorei sospesi inducono per definizione alla provocazione semantica, essendo “antigravitazionali”, ma stabili, connotandosi per la loro precaria fragilità visti i materiali utilizzati, ma estremamente plastici.
Sono oggetti “aperti”relazionali, dotati di un particolare rapporto con lo spazio che circoscrivono e ridisegnano, invitando al dialogo emozionale attraverso il dualismo di pieni-vuoti.

La matrice di leggerezza ne descrive una peculiarità rispetto alla categoria del tempo, instilla nella percezione del pubblico la relatività della loro entità, riferibile al qui e ora e determinata dalla contingenza. L’espressione semantica voluta diventa dipendente dal rapporto che si crea con l’ambiente, in cui l’opera è creata: linee e volumetrie che si librano in relazione alla luce, al luogo e al momento. L’opera non esiste a prescindere da esse e con esse prende vita.

Qui nasce la domanda se sia più corretto parlare di installazione che di scultura…categorizzazione superabile, qualora considerassimo le due determinazioni come dimensioni, reciprocamente, l’una dell’altra.

L’esposizione offre molteplici declinazioni di “sospesi”.
I delicati mobiles di Beth Campbell(Usa, 1971), schizzi astratti nella loro matericità filamentosa, fatta di cavi di acciaio, interagenti con le tre dimensioni, quasi circuiti mentali biomorfi.
Garden di Claire Morgan (Irlanda, 1980), introduce una costellazione di elementi vegetali, inseriti meticolosamente in geometrie lineari, determinanti un’unità complessa.

Sculture, come trame di corde o cavi per Tobias Rehberger (Germania, 1966), con The Great Disarray Swindle.
Enità biomorfiche in lycra, imbottite di materiale organico per Ernesto Neto (Brasile, 1964), che descrivono fermi immagine di gocce che si staccano dal soffitto, a simbolo del movimento vitale continuo, che catarticamente riporta all’ancestrale idea di sacco amniotico.
Pae White (Usa, 1963) e Hector Zamora (Messico, 1973), insiemi di sculture a costituire un unicum.
In Cloud Clusters, gabbie metalliche, inaspettatamente colorate a contrasto sono ancorate al soffitto per la White.

Il secondo con Synclastic/Anticlastic, gioco dell’ambivalenza tra artefatto ed organico delle forme individuate, realizzato attraverso gruppi di monoliti in cemento, attaccati al soffitto a livelli diversi: pesantezza o levità?

Molti gli altri importanti artisti, che arricchiscono l’esposizione SUSPENCE, attraverso la rappresentazione delle loro provocatorie opere anti-gravitazionali come Alexandra Bircken (Germania, 1967), Daniela De Lorenzo (Italia, 1959), Franco Menicagli (Italia, 1968), Jorge Pardo (Cuba, 1963), Cornelia Parker (Regno Unito, 1959), Tobias Putrih (Slovenia, 1972), Tomas Saraceno (Argentina, 1973), Bojan Šarčević (Bosnia 1974), Hans Schabus (Austria, 1970), Luca Trevisani (Italia, 1979),

Continuando, quindi, ad interrogarci sulla particolare ontologia di tali espressioni scultoree, le parole di Sartre espresse per l’arte di Calder, possono correre in aiuto:

"I mobile non significano niente altro che se stessi; essi "sono", ecco tutto; essi sono degli assoluti…Del mare Valéry usava dire che ricomincia di nuovo, sempre nuovo. Un oggetto di Calder è come il mare. È come un motivo di jazz, unico ed effimero, come il cielo, come l'alba; se vi è sfuggito, vi è sfuggito per sempre."
Da Calder, nel catalogo della mostra "Calder", galleria dell'Obelisco, Roma dal 14 marzo 1956.



EX3 - Centro per l’Arte Contemporanea
Viale Giannotti 81/83/85 - 50126 Firenze
Orario di apertura: dal mercoledì alla domenica, dalle 11.00 alle 19.00 - venerdì fino alle 22
Chiuso il lunedì e il martedì
Per informazioni: Centre's reception: +39.055.6288966 - Offices: +39.055.6287091
http://www.ex3.it/ - info@ex3.it

2 commenti:

Simele ha detto...

Io ci sono già stata! Esposizione davvero riuscita! Stavo pensando di diventare supporter dell'ex3, credo meritino un pò di appoggio.
Fede

chiara ha detto...

ciao, ancora non sono stata alla mostra..leggendo il tuo articolo mi viene proprio voglia di andarci.
mi affascina l'idea di usare in maniera creativa lo spazio vuoto e la sospensione..le immagini delle sculture sono davvero molto belle.
io sono una frequentatrice abituale dell'ex3, lo considero un punto di riferimento importante, qui a Firenze di spazi dedicati alla contemporaneità ce ne sono davvero pochi.