Sono aperte le iscrizioni al workshop LEGGERE IL TERRITORIO: IL PROGETTO FOTOGRAFICO COME ANALISI DEL PAESAGGIO URBANO CONTEMPORANEO, a cura del fotografo Davide Virdis e Deaphoto, che si terrà il 12 ed il 26 marzo a Firenze.
Registrare i cambiamenti del contesto metropolitano attraverso la propria macchina fotografica, proiettare la propria sensibilità a cogliere le geometrie architettoniche di palazzi, osservare angoli di strade apparentemente privi di rilevanza, che risultano, invece, elementi significanti nel contesto.
Sandro Bini, mente e docente di Deaphoto spiega che il coinvolgimento espresso da anni dalla sua scuola per la fotografia del paesaggio, è un atto di “interesse di tipo umanistico e sociale. Imparare a valutare visivamente, fotograficamente il nostro paesaggio significa, cercare di capire quali sono le dinamiche delle trasformazioni in atto e le dinamiche culturali, economiche e sociali, di chi lo abita”.
Il workshop si pone, infatti, l’obiettivo di riflettere e mettere in pratica l’approccio metodologico con cui rapportarsi al luogo dell’indagine, talvolta singola architettura, altre, porzione di tessuto urbano.
Particolare rilievo è dato allo studio del punto di vista del fotografo, che, inconsapevole ed istintuale se non educato, viene “fatto emergere”, al fine di massimizzare le potenzialità creative rivolte all’object e alla costruzione del racconto finale.
Davide Virdis, curatore del seminario, architetto e fotografo, sottolinea quanto la consapevolizzazione del point of view del fotografo sia il passo necessario che determina, poi, la professionalità dell’approccio.
L’esperienza di Virdis mette in risalto quest’aspetto, sentito e vissuto come ricerca personale, come affermano le sue parole, raccontando la propria esperienza: “a tre esami dalla laurea decisi di chiudere il mio percorso di studi, coinvolgendo la fotografia con la quale, fino ad allora, avevo un rapporto esclusivamente passionale. Decisi di proporre, quindi, una tesi che approfondisse il rapporto tra questo linguaggio e la rappresentazione dello spazio.
In quel periodo, in Francia si realizzava il progetto della Datar, a Milano Achille Sacconi e Roberta Valtorta conducevano la realizzazione dell'Archivio dello spazio: si parlava tanto di "progettualità della fotografia, ma non avevo ancora chiaro come il lavoro del fotografo potesse entrare attivamente nel percorso progettuale. Ammiravo il lavoro di Basilico, mi affascinavano le immagini del gruppo di fotografi che gravitavano intorno a Luigi Ghirri, ma vedevo sempre il loro lavoro come qualcosa di autoreferenziale, e quindi "significativo" in quanto tale!
Volevo però capire se veramente esisteva una strada che potesse definire la dimensione dell'architetto-fotografo: avere cioè con la fotografia un rapporto creativo, fondato sulla soggettività dell'autore, tale da definire la sua ricerca artistica, ma che trovasse le motivazioni del suo essere, all'interno di un vero percorso progettuale.