giovedì 15 luglio 2010

Isole Canarie: vendesi. La crisi finanziaria e la rinascita da un grande architetto: Cesar Manrique


2010 ISOLE CANARIE: VENTA, ALQUILER (vendesi, affitasi)
Queste le uniche due parole, che si trovano lungo le strade di comunicazione di Fuerteventura e Lanzarote.
Cartelli affissi su villette a schiera, parole scritte a mano sui vetri di capannoni mai terminati, veri e propri graffiti sui muri di ex-case contadine.



Scenario desertico che fa da estremo contrasto alla bellezza paradisiaca di queste isole, dove mare, vento e temperatura mite per 365 giorni l’anno, avevano fatto delle Canarie la nuova meta di investimento delle maggiori banche spagnole, tedesche e inglesi.

Europei che avrebbero potuto così vantare abitazioni-vacanza prestigiose, approfittando dei numerosi vantaggi fiscali, che le isole permettevano, essendo soggette ad un particolare statuto.

Denaro contante che passava per questi istituti di credito, restando anchein forma anonima e a cui veniva applicato un alto tasso di rendimento.

Piccola nota storica e ironia della sorte: questa idea fu per la prima volta dei gerarchi nazisti in fuga verso il sud America!


Doverosa una premessa:

Ricordate il 15 settembre 2008?

Ricordate nomi quali: Lehman Brothers, Goldman Sachs?

La morte annunciata di alcune tra le banche storiche americane, crack finanziari irreparabili che portavano la finanza mondiale a rivedere le proprie posizioni e a non poter più difendere la loro reale insolvenza, dietro bilanci inspiegabilmente, ma, comunque, certificati di anno in anno, e oggetto di rating ottimistici.

Scoppiava la bolla speculativa che aveva arricchito per anni manager e fatto decollare improvvisamente l’economia di paesi in via di sviluppo.

Lo scandalo dei mutui sub-prime, la caduta del dollaro americano, la paura degli investitori

internazionali che iniziavano a mettere al riparo le proprie ricchezze altrove, disinvestendo

e comprando materie prime, quali l’oro.

Si è parlato di finanza NINJA e se la FED cominciava a dire BASTA alle procedure di concessione del credito, basate sulla totale assenza di garanzie "No Income, No Job or Asset", la BCE e la finanza mondiale assistevano più o meno inermi di fronte al procedere incessante di questo meccanismo inarrestabile, che avrebbe generato mese dopo mese, stato dopo stato, la più grande crisi economica mondiale.


A quasi due anni di distanza i colpi di coda non sono terminati, si fa il conto delle vittime:

- miliardi di dollari/euro bruciati sulla caduta degli indici mondiali

- destabilizzazione dei mercati e delle logiche del financial trading

- milioni di posti di lavoro persi.


“La caccia agli asset” infetti, chiaramente presenti in molti paesi della UE, in cui le sopraccitate avevano partecipazioni azionarie o investimenti sotto forma di derivati, non è stata sufficiente a tamponare la situazione di stati che ne avevano fatto chiave di svolta per una crescita economica FORTE, ma debole quanto improvvisa, come la Spagna.



Che cosa è successo alle Canarie, dunque?

Il turismo e il settore delle costruzioni, i due capisaldi del rilancio economico hanno subito un’immediata botta di arresto, con le relative conseguenze di crescita della povertà e impennata del tasso di disoccupazione.


Quali erano i progetti edili in corso?

Per la maggior parte si trattava di una progressiva Urbànizaciòn dei litorali costieri di Fuerteventura e di Lanzarote.

Costruzioni di cemento, che si susseguono una all’altra senza soluzione di continuità, che dall’entroterra abbandonato dagli agricoltori, avrebbero dovuto arrivare sino al mare.

Villette a schiera, catene alberghiere di lusso, villaggi vacanza, centri commerciali, parchi divertimento.

Una sorta di mondo in miniatura pre-costituito adatto al turista medio, che vuole godere della bellezza del mare con il massimo confort, ritrovando in vacanza tutte le comodità, a cui è abituato a casa.

Questa edificazione selvaggia e incontrastata non rischiava di azzerare la particolarità dell’isola da un punto di vista ecologico e da un punto di vista culturale?


C’è da interrogarsi se questa crisi finanziaria non possa trasformarsi in un momento di riflessione al fine di rivedere progetti, effettivamente invasivi, che rischiavano di snaturare le isole in oggetto.

L’unico parametro rispettato è stato il divieto di edificare in altezza oltre i quattro piani, almeno per Lanzarote.


Fu l’architetto di fama mondiale, Cesar Manrique a far dichiarare la sua isola natale per decreto dal governo spagnolo, “isola protetta da speciale interesse turistico”. Nonostante gli sforzi e una lotta cominciata negli anni ’70, riuscì soltanto nel 1993, un anno dopo la sua morte, ad ottenere che Lanzarote venisse insignita del titolo di

“Riserva Mondiale della Biosfera” dall’Unesco.


Oggi è forse alle idee e all’estetica di Cesar Manrique che dovrebbe guardare l’architettura delle Canarie.

Uno slancio turistico ed economico che potrebbe rinascere, sottolineando le potenzialità naturali di queste isole di origine vulcanica, che offrono dei paesaggi sterminati, che alternano zone lunari (dove non è possibile alcuna forma di vita, a causa del clima desertico, in seguito alle ultime eruzioni vulcaniche del 1800), a campi di terra nera molto fertili per la coltura di uve pregiate, ad un mare sterminato.


A fermare l’edificazione selvaggia non è bastato neanche l’occhio attento di registi quali Almodòvar, Franklin J. Schaffner (Il Pianeta delle Scimmie) che in più occasioni decisero di fare di questi territori i set di alcuni importanti film.


Nell’anno 2010 che segna un punto zero per lo sviluppo edilizio, alcuni esempi di architettura realizzati da Manrique, potrebbero diventare il faro di riferimento per i progettisti coinvolti nel continuare l’opera di urbanizzazione delle isole:

- Jameos del Agua

- Cueva del los verdes

- Mirador del Rio

- Giardino dei cactus

- Parco di Timanfaya




La filosofia che sta alla base delle opere dell’architetto crea un rispettoso collegamento tra natura del territorio e tecnologia degli studi costruttivi.

Il maestro ha dedicato molto tempo all’osservazione del paesaggio, allo studio dei suoi spazi e dei materiali esistenti, prima dell’inizio dei suoi progetti.





La linea curva, che meglio si adatta agli aspri altipiani formatisi con le eruzioni vulcaniche.

I colori: il nero (il colore delle eruzioni più recenti)

il rosso

il giallo.

Il continuo rimando agli archetipi da cui ogni forma vivente deriva: terra, aria, acqua.

I tre elementi sempre rappresentati nelle costruzioni di Manrique, in contrasto tra loro, come insieme, alla ricerca del fine ultimo: l’equilibrio.





In Jameos del Agua costruisce nella roccia un museo, parzialmente a cielo aperto, scendendo all’interno di grotte creatisi durante una delle più antiche eruzioni vulcaniche dell’isola.

I gradini di pietra lavica pressata, risultano squadrati, tagliati quasi artigianalmente su scale a spirale che creano un continuo sali e scendi a più livelli dell’opera naturale.

Questi antichi bracci del vulcano divennero grotte in cui l’acqua del mare, entrata, crea dei particolari riflessi verde-blu. Lo spettatore puo’ girare liberamente nel massimo rispetto dell’ecosistema, attraverso differenti niveaux, sempre in pietra lavica, dove sono stati incastonati un bar, un ristorante e persino un auditorium, che sfrutta la particolare forma ad anfiteatro di una delle cavità asciutte.




Questo, oggi parco naturale, contornato di piante tropicali, ospita la specie protetta di gamberi albini e curioso contrasto: l’intimità del luogo e la sua sacralità vengono sottolineati da musica new-age in sottofondo e da concerti di musica classica contemporanea (nell’auditorium).





Al piano primo una piscina contornata di palme apre le porte al museo vulcanologico.


La terra e la sua dirompente forza sono i temi del Parco di Timanfaya: chilometri di lava multicolore visitabili soltanto attraverso una strada, la Rota des Volcanos, disegnata da Manrique tagliando gli stessi strati di lava, succedutasi nel tempo.


Anche qua la linea curva, il cerchio sono le forme dominanti, quasi ad evocare i crateri da cui tanta distruzione ebbe inizio.




Il ristorante in pietra lavica ha una struttura circolare costruita intorno ad un perno centrale con le pareti completamente a vetri e le cucine alimentate dai geyser sottostanti.


Modernità e natura: questi i segreti di un’architettura conforme all’ambiente?

Nessun commento: