lunedì 6 settembre 2010

L’Ufficio nel bosco: Selgas Cano Arquitectos e la bioarchitettura



Selgascano Arquitectos spiega come il termine di confronto con la bioarchitettura sia divenuto oggi un MUST.

Madrid: Ufficio nel bosco?
Usciamo dal mondo delle fiabe e non pensiamo a progetti fantastici di case nel bosco, fatte di paglia, legno, mattoni o ancor più di marzapane: stavolta Jacobs Joseph o i Fratelli Grimm non c’entrano niente.
José Selgas e Lucia Cano, soci del prestigioso studio a cui danno il nome, hanno scelto per il loro ufficio una location in aperta campagna ai margini di Madrid per sottolineare come il rapporto con la natura sia determinante sulla vita di ciascun individuo.

Partendo dal presupposto che il lavoro é parte integrante dello sviluppo della personalità di una persona, l’influenza che l’ambiente in cui esso viene svolto, detta sull’individuo, è fondamentale.

 Lo studio è realizzato a forma di tunnel disteso su una piccola radura prospiciente un bosco di alberi a foglia caduca.
La copertura della struttura è realizzata in plastica acrilica trasparente spessa 20mm sul lato che guarda il prato, con funzione di finestra, estesa per tutta la lunghezza del tunnel.
La parete retrostante garantisce l’ombra ed è costituita da un muro opaco di 11 cm di spessore, fatto di strati di poliestere e fibra di vetro, assicurando isolamento termico e acustico.
La temperatura interna è mantenuta costantemente fresca e pulita, grazie ai ricambi d’aria programmati da un sistema di puleggie collegato ad un’estremità della costruzione, che abbassando e alzando un ventaglio costituito da una lastra in vetroresina, inietta aria all’interno.

Ne deriva un’atmosfera rilassata, che induce alla concentrazione e stimola l’ispirazione.
L’apparente semplicità della costruzione nasconde le difficoltà della sua realizzazione.

Gli stessi architetti affermano che”… per realizzare il progetto c’era bisogno di un tetto che fosse il più trasparente possibile. Allo stesso tempo però avevamo bisogno di proteggere la zona delle scrivanie
dal sole diretto” e che tra i principali problemi riscontrati, quello di trovare una società che seguisse i lavori dall’inizio alla fine, e che per: ”… La curvatura del tetto, ad esempio, viene prodotta solo per i tetti di alcuni treni in Germania e quindi abbiamo dovuto aspettare l’ordinazione delle ferrovie tedesche perché i pochi metri di cui avevamo bisogno non giustificavano la produzione”.

Nonostante tutto la caratteristica estetico-qualitativa che salta all’occhio è la trasparenza della costruzione che lascia fluire in maniera naturale la luce esterna, realizzando un sottile rapporto osmotico tra i colori della vegetazione che al trascorrere delle stagioni, alternano sensazioni diverse sulla vivibilità dell’interno.

Questo trait-d’union interno-esterno va interpretato anche secondo l’armonia degli spazi, che internamente giocano tra pieni e vuoti, delineando la forza espressiva degli elementi selezionati in rapporto a ciò che è fuori.
La tensione narrativa sottesa al progetto della coppia di architetti è un evidente richiamo a Le Corbusier e a Hundertwasser.
Bio-architettura per Selgascano é gesto razionale e programmatico che va a riempire gli spazi, lasciati vuoti dalla natura, ma soprattutto atto responsabile verso la natura e verso l’individuo che l’abiterà.

Pertanto lo studio a monte del progetto riguarda l’orografia del terreno, la misurazione della vegetazione per individuarne i rapporti tra altezza ed ingombro.

In contrapposizione all’idea di Le Corbusier, l’uomo non deve invadere la natura dominandola, riservando ad essa solo alcuni spazi in cui svilupparsi al di fuori del disegno deciso.
L’uomo ha l’obbligo di adeguarsi alla natura, rispettandone le caratteristiche, anche se non vi deve essere alcun intento di mimetizzazione o integrazione nel paesaggio, che si tradurrebbe in un’evidente fiction
(e in questo concordano con Le Corbusier).

Hundertwasser detta legge tuttavia, con il suo manifesto sull’ufficio del futuro e sul rapporto che l’individuo deve instaurare con la natura al suo interno: “…Sedie di diverso materiale e dimensione, tetti d’erba, piante come tende alle finestre, scrivanie di legno su cui poter scrivere e incidere, fontane per ascoltare il gorgoglio dell’acqua, pareti bugnate da colorare e personalizzare, pavimenti sconnessi.”
Ignorando il fatto che la sua idea possa risultare estrema, Hundertwasser sottolinea per la prima volta ciò che Selgas e Cano hanno cercato di rappresentare: un luogo di lavoro che si oppone alla omologazione degli ambienti e degli intelletti.

Un rapporto di linee che seguono direzioni precise costituisce per Selgascano l’anima del progetto: esterno che determina l’interno, interno che agisce sull’esterno.
Tale rapporto che lega individuo e habitat alterna due stati.

Il primo, “in movimento”, descrive la dinamica inside-outside.
Il secondo è lo stato “di riposo”, lo stadio in cui gli imput esterni riconciliano l’uomo con se stesso:
questo è il fine più alto verso cui la bio-architettura possa tendere…
Siamo sicuri di essere usciti dal mondo delle fiabe?

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